L’essere umano tende istintivamente a fuggire da ciò che lo turba. È un atteggiamento che ognuno di noi può facilmente comprendere. Chi non ha mai avuto l’impulso o il desiderio di ignorare o negare una verità o un ricordo che lo faceva soffrire?
La ricerca scientifica ha però dimostrato che inibire i pensieri e le emozioni può essere dannoso per la salute: la relazione esistente fra sfera emotiva e salute è un fatto ormai accertato.
Inibire i propri pensieri e sentimenti può infatti indebolire le difese dell’organismo e influire in maniera negativa sulle funzioni immunitarie, così come sul sistema cardiovascolare e sul funzionamento biochimico del cervello, aumentando il rischio di contrarre malattie più o meno gravi, in sintonia con il proprio tipo di personalità o temperamento. Gli ipertesi reagiscono allo stress con una maggiore reazione sanguigna e frequenza cardiaca, mentre un altro tipo di persona potrebbereagire agli eventi stressanti sviluppando una gastrite, oppure una cefalea emicranica. Questo avviene perché l’inibizione dei pensieri e dei sentimenti negativi comporta un lavoro fisico, che produce delle alterazioni fisiologiche che influiscono sulla salute.
Al contrario, tradurre in parole le esperienze che ci hanno turbato può influire in maniera positiva sulla nostra salute fisica. Chi pensa in modo attivo ed esprime le emozioni che ruotano attorno ai propri disagi, sofferenze e traumi, supera gli effetti dell’inibizione, riducendo così il lavoro fisiologico. Inoltre, tradurre in linguaggio un’esperienza negativa può servire a comprenderla meglio e quindi a effettuare un ulteriore passo per superarla.
Cosa ci spinge a reprimere i nostri pensieri e le emozioni relative a esperienze negative?
Per molte persone parlare dei propri problemi può essere davvero difficile, per diversi motivi. Innanzitutto, possono esservi delle resistenze a parlare dei propri turbamenti, perché riportare in superficie sensazioni ed emozioni sgradevoli può essere un processo assai doloroso. Inoltre, mostrarsi
vulnerabili di fronte agli altri, ci pone di fronte all’eventualità di essere giudicati. Per alcuni apparire deboli agli occhi di un’altra persona è una prospettiva terrificante, che deve essere evitata a ogni costo.
Esistono però degli strumenti che ci permettono di aggirare questo tipo di difficoltà. Uno di questi è la scrittura, un mezzo che può consentirci di esprimere quello che sentiamo senza doverlo verbalizzare a una terza persona.
Quali ricerche convalidano l’efficacia della scrittura?
Pennebaker, uno psicologo statunitense, ha condotto numerosi studi ed esperimenti che hanno portato alla luce la validità di questo strumento. Dalle sue ricerche si apprende che scrivere delle proprie esperienze negative può essere vantaggioso per la salute mentale e fisica. Fra i vari aspetti positivi, è stato rilevato che aiuta a rinforzare le difese immunitarie.
Il suddetto psicologo americano ha condotto degli esperimenti con lo scopo di valutare se scrivere dei propri traumi possa influire sull’azione del sistema immunitario. In uno di questi esperimenti parteciparono 50 studenti. A 25 di loro venne chiesto di scrivere per 20 minuti al giorno, per 4 giorni consecutivi, dei loro pensieri e sentimenti più profondi riguardo un trauma. All’altra metà degli studenti invece di trattare argomenti superficiali. A tutti e 50 i partecipanti venne prelevato un campione di sangue il giorno prima di iniziare a scrivere, uno dopo l’ultima sessione di scrittura e infine uno dopo sei settimane dalla conclusione dell’esperimento. I risultati emersi dalle analisi di questi campioni di sangue riportarono che gli studenti che si erano concentrati su pensieri e sentimenti profondi inerenti un trauma evidenziavano un funzionamento immunitario più intenso rispetto a chi aveva trattato argomenti superficiali. Inoltre, coloro che avevano scritto del trauma avevano ridotto significativamente le visite mediche, cosa che invece non era avvenuta nell’altra metà degli studenti.
È importante tenere presente che i benefici che questi studenti sono riusciti a ottenere attraverso la stesura delle proprie esperienze traumatiche sono stati raggiunti applicando un determinato modo di scrivere, che ha portato i partecipanti dell’esperimento a trattare in uno specifico modo episodi
dolorosi della loro vita. L’effetto positivo sul sistema immunitario era stato prodotto non tanto dallo sfogo o dalla catarsi, ma dalla modalità di scrittura.
Ho utilizzato spesso questo strumento con i miei pazienti, nel mio studio privato, e ho potuto osservare direttamente l’efficacia di questo mezzo espressivo. Alla luce dei risultati emersi dalla sperimentazione sulla scrittura, con l’obiettivo di valutare la sua validità nella prevenzione per la salute psichica e fisica, consiglierei a tutti quanti di prendere in considerazione la possibilità di introdurre questo gesto – antico, bello e prezioso – fra le proprie abitudini.
Scrivere delle esperienze che hanno generato in noi uno stress emotivo può servire a ridurre il lavoro di inibizione che mettiamo in atto per reprimere i pensieri e le emozioni che ruotano attorno a quello specifico evento, diventando così uno strumento di salvaguardia per la nostra salute.
Dr. Alessio Focardi
Responsabile Sportello di sostegno psicologico Auser Firenze